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Spigolature 13. Il concetto di legge e giustizia nei frammenti di Eraclito

Sergio Conti • giu 13, 2023

Rispetto al significato generalmente attribuito al termine díke, nettamente diverso è quello che nel mondo greco viene assegnato ai termini usati per indicare il diritto, o la legge, che del diritto rappresenta al tempo stesso il fondamento e l’espressione più compiuta. Secondo Eraclito, dunque, il nómos, la «legge», è espressione di una misura, di una razionalità divina. Solo in quanto è «riflesso» di quella divina, la legga umana può vantare una sua legittimità. Al di fuori di questo fondamento, ove il nómos venga concepito come formulazione autonoma, esso perde ogni validità.

Segnalo l'articolo, di Daniele Onori, “il concetto di legge e giustizia nei frammenti di Eraclito”, pubblicato sul sito del Centro studi Livatino il 27 maggio 2023 (rinvenibile all'indirizzo https://www.centrostudilivatino.it/il-concetto-di-legge-e-giustizia-nei-frammenti-di-eraclito/ ), che esamina il rapporto fra giustizia e legge.


Partendo dal poco che c'è rimasto degli scritti di Eraclito (i frammenti, appunto) l'Autore pone in luce quale possa essere il significato della giustizia nel pensiero di questo importante filosofo che rifiuta le opinioni condivise cercando oltre l'apparenza e il fenomeno.

Al fine di stimolare l'interesse riporto, come di consueto, alcuni stralci dell'articolo.


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Secondo Eraclito il nómos, la «legge», è espressione di una misura, di una razionalità divina. Solo in quanto è «riflesso» di quella divina, la legga umana può vantare una sua legittimità. Al di fuori di questo fondamento, ove il nómos venga concepito come formulazione autonoma, esso perde ogni validità.

Vengono pertanto distinti e delineati due piani della giustizia: se su di un piano fisico, di carattere squisitamente giuridico, ciò che è giusto esiste in quanto contrapposto a ciò che è ingiusto, su di un piano metafisico, ossia a livello universale, tutto è giusto in quanto esiste e si trasforma necessariamente.

Il termine δίκη si ritrova in altri tre frammenti di Eraclito (fr. 28b Diels-Kranz). Δίκη καταλήψεται ψευδῶν τέκτονας καὶ μάρτυρας (“la Giustizia condannerà artefici e testimoni di menzogne”). Δίκης ὄνομα οὐκ ἂν ἤιδεσαν, εἰ ταῦτα μὴ ἦν (fr. 23 Diels-Kranz) (“non conoscerebbero il nome della Giustizia, se queste cose non esistessero”).

Ἥλιος γὰρ οὐχ ὑπερβήσεται μέτρα· εἰ δὲ μή, Ἐρινύες μιν Δίκης ἐπίκουροι ἐξευρήσουσιν (fr. 94 Diels-Kranz) (“il sole non oltrepasserà le misure: in caso contrario, le Erinni ministre della Giustizia lo scoveranno”).

Anche qui dunque l’intervento di díke, attraverso le sue «ministre», si concretizza nella restaurazione di un ordine che coincide con il rispetto delle misure. A questa regola inflessibile non sono assoggettati soltanto gli uomini, ma tutto ciò che è parte del kósmos. È compito delle implacabili Erinni vigilare affinché nessuno violi i principi sui quali è costruito l’ordinamento dell’universo

La legge era per Eraclito la più alta espressione del dominio della ragione sulla vita umana.


L'Autore conclude l'articolo rilevando: “Liberato dalla pretesa di un perfetto «rispecchiamento» di díke, affrancato dalla mitologica illusione di «fare giustizia», il diritto svolge un ruolo insopprimibile, senza il quale le basi stesse della convivenza civile potrebbero dissolversi. Fin nella sua stessa radice etimologica, il termine «diritto», in tutte le lingue che derivano dalla matrice indoeuropea, è associato al riferimento a una linea retta: in italiano diritto, in inglese right, in tedesco Recht, in francese droit.

Fondamentale nell’idea stessa di diritto è dunque la linearità, e la precisione – la stessa linearità e precisione che si ritrovano in tutto ciò che è dritto, che procede secondo una linea retta..."[6]...


 [6] U. Curi, Il colore dell’inferno, la pena tra vendetta e giustizia p. 60, Bollati Boringhieri 2019





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