Spigolature 23. Uno sguardo sul pensiero giusfilosofico in Italia nella seconda parte del Novecento
Segnalo il saggio della prof.ssa Carla Faralli intitolato “La filosofia del diritto nel secondo Novecento”, con sottotitolo “Il Contributo italiano alla storia del Pensiero: Diritto” - pubblicato nel 2012 su “Enciplopedia Treccani” e rinvenibile online all'indirizzo https://www.treccani.it/enciclopedia/la-filosofia-del-diritto-nel-secondo-novecento_(Il-Contributo-italiano-alla-storia-del-Pensiero:-Diritto) - che contiene una analitica disamina dei filosofi italiani che si sono occupati del diritto ed espone sinteticamente il loro pensiero.
Lo scritto si articola sui seguenti paragrafi:
1) DECADENZA DELL’IDEALISMO;
2) POSITIVISMO GIURIDICO E FILOSOFIA ANALITICA;
3) IL DIBATTITO POSTPOSITIVISTICO.
Si riportano due estratti dall'articolo.
Il Primo autore trattato è Felice Battaglia (1902-1977): “egli aderisce inizialmente alle posizioni speculative del neoidealismo, soprattutto nella forma dell’attualismo gentiliano, ma ben presto se ne distacca, sostenendo che solo la vita di relazione, sorretta dalle norme giuridiche, è storica e concreta. Ne segue che il diritto si pone come «momento originario dello spirito» e come tale irrisolvibile in ogni altra forma spirituale: esso conferisce alle articolazioni dello spirito la vera concretezza, implicando l’alterità, quale relazione con un altro come noi; la socialità, quale rapporto bilaterale irriducibile di soggetti; la persona, quale valore etico assoluto. La persona è per Battaglia, che fa proprio il pensiero di Antonio Rosmini con coloriture esistenzialiste, il centro metafisico e assoluto del diritto: è nel valore della persona, in quanto immagine divina, che il diritto si fonda e da esso trae a sua volta valore. La reale espressione del valore della persona è rappresentata dai diritti umani fondamentali: essi condensano il vero significato della persona e, poiché riguardano ogni essere umano, devono trovare riconoscimento e garanzia universale: di qui il processo di internazionalizzazione dei diritti umani, unico strumento, secondo Battaglia, per assicurare il rispetto della persona. Egli scrive:
I diritti dell’uomo divengono efficienti quando, a parte l’assetto legale interno, trovano una pacifica organizzazione internazionale a loro presidio. Non basta enunciarli e prevedere loro nel sistema del diritto interno, occorre che trovino organi e strumenti di tutela in una concordata costituzione di tutti gli Stati (Le carte dei diritti, 19462, pp. XXX-XXXI).
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Il pensiero di Uberto Scarpelli :
… che, negli scritti degli anni Ottanta, in particolare Il positivismo giuridico rivisitato (1989), si dichiara un credente nella legge e difensore del positivismo alquanto pentito: egli sostiene la necessità di individuare principi capaci di guidare la legislazione e auspica la creazione di un apparato giudiziario in grado di assicurare sulla base di tali principi, che si identificano con i principi costituzionali, un’attività di interpretazione del diritto che svolga una funzione unificante simile a quella svolta in passato dai codici e dalla legge, che non sembra più offrire quelle garanzie di razionalità e di tutela dei diritti fondamentali che ne avevano fatto lo strumento principale del moderno Stato di diritto.
Negli stessi anni Scarpelli indirizzò i suoi studi soprattutto a problemi di etica e metaetica giuridica (l’opera più rappresentativa di questa fase è L’etica senza verità, 1982). Si tratta di un titolo emblematico che riassume tutto il senso della filosofia dell’autore, «il tema portante, il filo conduttore, la spina e la premessa» di tutte le sue ricerche sull’etica, come rileva l’autore stesso nella prefazione, ricerche sempre ispirate al principio della grande divisione tra descrittivo e prescrittivo e alla legge di David Hume, in forza della quale, come è noto, non si possono trarre precetti da asserzioni e viceversa. Di qui l’etica senza verità, nel senso che le proposizioni prescrittive, a differenza di quelle assertive, non sono né vere né false; non possono, quindi, essere sottoposte al giudizio di verità e di falsità, ma solo a criteri di giustificazione.
Un posto considerevole in questo ambito occupano gli studi di bioetica: Scarpelli delineò e difese una concezione di essa come indagine razionale e libera, tesa a tutelare e garantire le libertà individuali e contribuì da una prospettiva laica ad aprire il dibattito italiano a temi fino a quel momento monopolio della cultura cattolica.